Marsa Matrouh sorge sulla costa nord dell’Egitto e le sue spiagge caraibiche sono lambite dal Mar Mediterraneo. Per questo non c’è il reef come a Sharm o a Marsa Alam, ma in compenso si trovano sabbia finissima e mare cristallino!
Abbiamo scelto Marsa Matrouh per la nostra fuga perchè è anche un’ottima meta per scoprire le meraviglie celate in mezzo al deserto, antiche città, la cultura beduina, ascoltare le leggende legate alla regina Cleopatra e all’oracolo del dio del sole egizio Amon, al quale, sembra si rivolse Alessandro il Macedone per ottenere responsi sulle sue campagne militari.
Il tratto di costa più spettacolare è senza dubbio Almaza Bay, un’ampia insenatura sabbiosa che si spinge per km verso est. La sabbia è come borotalco ed i colori dell’acqua virano dal blu al turchese. Si potrebbe trascorrere qui l’intera vacanza, in questo piccolo paradiso, cullati dal rumore del mare. Ma la destinazione offre molto di più, frammenti di un passato glorioso ed affascinante! Vi racconteremo le esperienze che abbiamo vissuto in prima persona!
A 300 km da Marsa Matrouh, l’Oasi di Siwa
Costituisce l’ultimo avamposto del popolo beduino, una tra le più estese e rigogliose oasi di questo territorio, dove si coltivano dolcissimi datteri e si produce olio di oliva. Siwa deve la ricchezza idrica alla sua posizione, 18 metri sotto il livello del mare. Questo è anche il motivo per cui non ci sono cammelli o dromedari: qui non riescono a vivere.
Le case e le costruzioni sono dello stesso colore della sabbia, costruite con un materiale costituito da fango, argilla e pezzi di sale che si indurisce come il cemento sotto il sole, intervallate dal verde delle palme e da alcuni laghetti salati.
Al centro dell’oasi spicca la Fortezza di Shali, il nucleo originario dell’insediamento. L’icona dell’oasi è una montagna custode di 3000 tombe risalenti all’epoca greco/romana chiamata la Montagna dei morti. Le tombe sono state scoperte durante la seconda guerra mondiale, usate come rifugi. Sono state tutte saccheggiate, nonostante questo sono state rinvenute alcune mummie. La tomba più importante è quella di Sì Amun, un sacerdote.
Tradizioni, tribù e… sabbiature!
La nostra preparatissima guida ci ha spiegato che a Siwa vivono 7 tribù di beduini governate da un capo, la persona più forte e più ricca. I matrimoni sono combinati e lo sposo non può vedere la sposa fino al giorno del matrimonio. Come dote si usano i cammelli ed il numero di cammelli da offrire per la sposa viene stabilito in base alla sua bellezza, valutata dalla mamma e dalla eventuale zia dello sposo. Gli uomini vestono una tunica bianca ed un turbante mentre le donne sono tutte coperte con il burka ed indossano i guanti, non resta scoperto nemmeno un lembo di pelle.
Curiosità: per tradizione si allevano i piccioni. Sì ritiene siano afrodisiaci , per questovengono regalati allo sposo prima delle nozze!
Le tribù di Siwa parlano un dialetto particolare, diverso dall’arabo. I Beduini ci hanno insegnato qualche parola, incomprensibile anche per la guida stessa!
A Siwa nei mesi di Luglio ed Agosto è possibile fare le sabbiature per curare i reumatismi. Il trattamento si protrae per una settimana durante la quale si fanno sedute di 10 minuti al giorno immersi nella sabbia e sedute di bagni nelle sorgenti salate. A Siwa ci sono infatti più di 200 laghi salati, alcuni dei quali rosa per la presenza di zolfo. Il sale viene estratto ed esportato ma non si usa per l’alimentazione, soltanto nella cosmesi, ad esempio come scrub.
Da Marsa Matrouh al Great Sand Sea
Il Grande Mare di Sabbia, un deserto che si estende per 72.000 km quadrati fra l’Egitto e la Libia, punteggiato da varie oasi come Siwa e Bahariya, con case in fango e sale. Addentrandosi nel deserto si passa dalla sabbia oro al Deserto Bianco, un paesaggio lunare e surreale dove le rocce calcaree e gessose scintillano al sole, che ospita le ultime tre oasi che si incontrano prima di giungere in Libia: Farafra, Dakhala e Kharga. Le dune si surfano come onde, a bordo di una 4X4 che sfreccia veloce tra le lingue di sabbia scintillanti e l’adrenalina!
Giza, la Sfinge ed il Museo del Cairo
Quando si vedono per la prima volta le piramidi, la linea temporale della storia sembra invertirsi di fronte al miracolo tecnologico che ci troviamo di fronte. Si ha l’impressione di osservare la creazione di una civiltà superiore misteriosa, emblematica e le leggi di tutto ciò che conosciamo si mescolano, si infrangono, lasciandoci soli con le nostre domande e la meraviglia…
La Sfinge
“Chi cammina prima su quattro zampe, poi su due e infine su tre?” Questo era l’indovinello posto dalla Sfinge!
Rivolta a est per incontrare il sole nascente, di fronte alla piramide di Chefren è stata sepolta per secoli sotto sabbia del deserto. É la più grande scultura sopravvissuta del mondo antico, con i suoi 73,5 m di lunghezza per 20 di altezza.
Il suo nome in arabo significa “Il padre del terrore”, ma la sfinge della mitologia egizia antica era un simbolo di forza, intelligenza e benevolenza. Al contrario, nella mitologia greca era una creatura mitica figlia di Tifone ed Echidna, sorella di Chimera, Idra e Cerbero. In greco significa infatti strangolatrice ed era un mostro che assediava la città greca di Tebe, interrogando i passanti che incontrava sul suo cammino con complessi indovinelli ed enigmi e divorando coloro che non riuscivano a risolverli.
Il Museo Egizio del Cairo
Fondato nel 1858, vanta una collezione di oltre 136,000 oggetti, tra cui i reperti di maggior pregio sono quelli rinvenuti nella tomba di Tutankhamon, scoperta dall’archeologo inglese Howard Carter nel 1923.
Il nuovo museo, il Grand Egyptian Museum (GEM) è in fase di allestimento ed è destinato a diventare il più grande museo egizio al mondo. Ospiterà oltre 100.000 oggetti e reperti e avrà una superficie di ben 500.000 mq. Ma oltre ai numeri sono le mummie che incantano, il loro stadio di conservazione, a loro capacità di preservarsi sfidando lo spazio ed il tempo, con le loro espressioni e la loro immortalità.
Questa è la magia di ogni viaggio, avvicinarsi alla crosta del mondo, seguire con le dita le sue crepe ed incongruenze attraverso le quali filtra la storia dell’umanità.