Zanzibar è un mosaico, colorato come le tuniche delle donne che intrecciano cesti di paglia, rumoroso come i canti tribali, magico con le sue danze che celano riti ancestrali.
La ricchezza di Zanzibar
Questo è quello che è visibile, un velo sottile sotto al quale si scopre un mondo semplice, fatto di unione, rispetto, gentilezza, allegria. Un mondo che definiamo “arretrato”, ma che in realtà ha molto da insegnarci, proprio a noi, che abbiamo l’impressione di essere liberi mentre invece siamo schiavi di tutto, di una bella macchina, di un orologio, di abiti firmati, di un milione di cose inutili delle quali pensiamo di avere bisogno, del nostro smartphone attraverso il quale abbiamo l’impressione di poter intrappolare il mondo.
Qui la ricchezza è qualcosa di completamente diverso, di autentico. È chiedere “jambo, come stai?!” anche ad un estraneo che si incrocia per strada. È condividere, è accogliere.
Purtroppo non abbiamo esplorato la savana, ma forse abbiamo capito cosa si intende per “mal d’Africa”: quello che l’uomo “moderno” ha perso, la connessione profonda con la terra, con se stesso.
Focus on the island: Zanzibar
Dal 1964 fa politicamente parte della Tanzania ed è un arcipelago formato da una quarantina di isole minori e dalle due principali, Zanzibar e Pemba.
L’origine del nome Zanzibar ha due teorie: la prima secondo la quale deriva da “zanj”, parola con cui i persiani chiamavano gli africani. “Zang-i bar” letteralmente “Terra dei neri”. La seconda secondo la quale deriva da “zanjabil” che in arabo significa zenzero.
Abbiamo scoperto che il 5 settembre 1946 a Stone Town è nato Freddie Mercury! Il suo vero nome era Farrokh Bulsara ed i suoi genitori avevano origini indiane e persiane. Freddy visse qui fino all’età di 8 anni prima di trasferirsi nel Regno Unito.
Zanzibar è nota anche come l’isola delle spezie, molte introdotte a partire dall’VIII secolo quando sull’isola arrivarono i mercanti persiani ed arabi. Nell’entroterra si trovano chiodi di garofano, pepe, cannella, cardamomo, noce moscata, citronella e molte altre!
Il nostro campo base: la spiaggia di Kiwengwa
Si trova nella costa nord orientale dell’isola e si estende da nord a sud per circa 5 km. È una delle zone più tranquille, ci sono pochi turisti e si incontrano pescatori con le loro barche tipiche ed i Masai con il loro rungu (bastone tradizionale).
I Masai sono un gruppo etnico africano che proviene dal Kenya e vive nel nord della Tanzania e nel sud del Sudan. È un popolo semi nomade di guerrieri e pastori con una struttura sociale patriarcale.
Il bastone chiamato “rungu” in swahili, o “orinka” in masai é uno dei tratti tipici di questa etnia. I Masai indossano il shuka, una sorta di pareo in genere di colore rosso e si radono i capelli (sia uomini che donne).
Ma torniamo a Kiwengwa! Si tratta di una spiaggia collocata in una zona dell’isola dove è particolarmente evidente il fenomeno delle maree, quindi Il paesaggio è in costante evoluzione durante l’arco della giornata. La spiaggia di Kiwengwa arriva ad allargarsi fino a 250 metri in seguito alla marea ed è protetta dalla barriera corallina, raggiungibile a piedi in condizioni di bassa marea.
Le aree di Kendwa e Nungwi (costa Ovest e Nord), subiscono invece un minor effetto dei movimenti delle maree, per questo il mare non si ritira mai in maniera troppo evidente.
Personalmente riteniamo affascinante questo fenomeno che offre paesaggi diversi durante l’arco della giornata ed offre la possibilità di scoprire le numerose forme di vita visibili in superficie quando il mare si ritira!
Consigliamo di indossare delle scarpette da scoglio prima di avventurarsi tra le lingue di sabbia popolate da diverse tipologie di ricci, di cui alcuni velenosissimi, granchi, pesci pagliaccio, stelle marine di svariati colori e molte altre forme di vita! E soprattutto di prestare attenzione alla marea per non rischiare di restare bloccati in acqua!
La raccolta delle alghe a Zanzibar
A Kiwengwa abbiamo potuto osservare con i nostri occhi anche una delle attività principali svolta dalle donne di Zanzibar: la raccolta delle alghe!
Passeggiando sulle spiagge si incontrano donne che raccolgono e trapiantano le alghe, strappando un’estremità da quelle mature e legandola a spaghi di corda fissati a 10cm da terra con dei paletti. Ogni ciuffo di alga è pronto per essere colto dopo due mesi. Si strappa l’alga lasciando una porzione che crescerà di nuovo.
Le alghe vengono poi sistemate in ceste di paglia traforate e successivamente essiccate al sole. Vengono poi polverizzate in due diverse dimensioni. Una parte più fine, per essere miscelata ad oli e produrre saponi, burri, creme per il corpo. Un’altra parte viene in grani più spessi per realizzare gli scrub. La lavorazione avviene totalmente a mano senza processi industriali.
Ed il resto dell’isola?! Ve lo racconteremo dopo la prossima avventura su quest’isola meravigliosa!