Revenge travel ed overtourism: quando viaggiare “fa male” all’ambiente

overtourism

L’Organizzazione mondiale del turismo definisce l’overtourism come “l’impatto del turismo su una destinazione, o parti di essa, che influenza eccessivamente e in modo negativo la qualità della vita percepita dei cittadini e/o la qualità delle esperienze dei visitatori”.

Negli ultimi anni, soprattutto in seguito allo stop forzato dovuto al covid, si è diffuso il cosiddetto revenge travel, ovvero l’urgenza di viaggiare per “recuperare” le vacanze annullate durante la pandemia. Questo ha provocato una saturazione di alcune mete a causa dell’aumento spropositato di viaggiatori soprattutto in alcuni periodi dell’anno.

I danni dell’overtourism

Il numero fuori controllo di viaggiatori che scelgono la stessa destinazione nello stesso momento, aumenta il tasso di inquinamento, interferisce con la cultura locale e può provocare disagi alla flora ed alla fauna autoctone. Per questo alcune destinazioni sono state costrette ad adottare delle misure volte a ridurre l’overtourism , che spesso però non sono state efficaci.

Sì va dalle multe da 36.000 euro per chi suona musica a volume troppo alto sulle spiagge portoghesi, alla copertura del panorama contro i “turisti da selfie” a Fujikawaguchiko, (Monte Fuji), alle palizzate in legno di Hallstatt (Austria), innalzate per la stessa ragione.

Questo fenomeno non riguarda soltanto il nostro paese o l’Europa, si tratta di un fenomeno globale, ormai attecchito in tutto il mondo.


Di seguito 3 realtà all around the world che stanno adottando misure volte ad arginare il problema dell’overtourism.

Combattere l’overtourism a Boracay

Molti di voi conosceranno questo angolo di paradiso di appena 10 km quadrati, situato nelle Filippine. L’eccesso di turismo ha danneggiato la natura dell’isola, tanto che già nel 2018 è stata chiusa al turismo per 6 mesi, durante i quali sono state apportate modifiche al sistema fognario e le spiagge sono state ripulite dai rifiuti. Sono state inoltre bandite bottiglie di plastica e sigarette ed il numero di visitatori è regolamentato.

Questo consente di vivere l’atmosfera dell’isola tra le spiagge più belle: White Beach, una spiaggia di sabbia finissima considerata tra le più belle del mondo e Puka beach, più selvaggia, adiacente alla natura lussureggiante dell’isola.

Luang Prabang

Siamo in Laos, vicino alle rive del Mekong. La città vecchia è patrimonio UNESCO ed ovunque si trovano pagode e templi. Nei dintorni si celano piccoli tesori come Tamarind, situata lungo il fiume dove assaggiare la salsiccia Luang Prabang! Questa non è l’unica specialità del luogo! Imperdibili sono le panetterie, la migliore è Le Banneton, mentre chi ama i noodles può guatarli al mercato notturno coperto.

A Luang Prabang è stata introdotta una tassa per disincentivare l’overtourism i cui ricavi sono stati destinati alla conservazione dei siti e al supporto delle comunità locali. Sono state attuate campagne per promuovere un turismo responsabile, ad esempio evitare di scattare fotografie da vicino ai monaci che raccolgono le offerte.

Pomfret

Piccola cittadina del Vermont popolata da 900 anime è l’emblema del foliage autunnale. In questo periodo Howe Hill Road, la via principale è un’esplosione di sfumature arancioni al cui fascino fotografi e turisti non riescono a sottrarsi. Sleepy Hollow Farm è divenuta una delle mete più instagrammate e le strade sono state congestionate dal traffico.

Per questo nel 2023 i cittadini hanno attuato una raccolta fondi per chiudere le strade durante il foliage, per pagare pattuglie ed agenti per monitorare la strada durante le ore di punta, consentendo il passaggio solo ai residenti.


Questi sono soltanto alcuni esempi di come l’overtourism possa contribuire a lacerare il fragile tessuto degli ecosistemi e delle culture del nostro pianeta. Senza la consapevolezza ed il rispetto nessuna misura sarà più sufficiente a tutelare le meraviglie della nostra terra.