Oltre ad essere uno dei miei libri preferiti, “L’Alchimista” di Paulo Coelho è sicuramente l’emblema del viaggio nella sua totalità: un viaggio inteso in senso fisico, che si protrae per due anni attraverso tre tappe principali ed un viaggio ancora più profondo, inteso come la rivoluzione che avviene dentro noi stessi. Ma facciamo un passo indietro: ecco un breve riassunto per chi non ha mai letto il libro!
La storia dell’Alchimista
Santiago è un giovane pastorello andaluso che parte alla ricerca di un tesoro apparsogli in sogno. Il suo percorso si snoda tra il deserto e le piramidi d’ Egitto, passando da Tangeri, la città-ponte dell’ Europa verso l’Africa, all’Oasi di El Fayum, un’oasi del deserto libico nubiano a sud-ovest del Cairo, viaggiando su una carovana, incontrando singolari personaggi e superando ostacoli e peripezie.
La Spagna, l’Egitto, il deserto: luoghi bellissimi, ricchi di storia, sconfinati, ne “L’Alchimista” rappresentano soltanto uno scenario, fanno da sfondo a quello che è il vero viaggio, dimostrando come l’anima dell’uomo sia ancora più vasta e sconfinata di qualsiasi meta, paese o elemento naturale.
Sono luoghi spesso oggetto dei sogni del lettore, ma non del protagonista che questo viaggio lo fa, nella sua ingenuità, per cercare un tesoro e non spinto dalla curiosità o dalla voglia di scoprire il mondo, un mondo che probabilmente neanche immagina possa esistere, abituato a vivere alla giornata assieme alle sue pecore.
Il viaggio inizia con una connessione: Tangeri.
Contesa per millenni data la sua posizione strategica sullo Stretto di Gibilterra, Tangeri data oltre 2.500 anni. Da qui sono passati fenici, romani, visigoti, arabi, portoghesi, inglesi e spagnoli. Ognuno di questi popoli ha lasciato una traccia indelebile. E stando alla leggenda il Giardino delle Esperidi, ossia il paradiso terrestre, si troverebbe proprio qui!
Tangeri é una città bianca disposta ad anfiteatro, affacciata su una baia. Il suo cuore è il Gran Socco, una piazza animata ogni giorno, sovrastata dal minareto della Moschea di Sibi Bou Abib.
Il viaggio prosegue verso El Fayum
Nell’antichità era un polo del culto del dio coccodrillo Sobek. Si tratta dell’unica oasi artificiale, creata da un lungo canale formato naturalmente dall’inondazione del Nilo, risalente a tempi antichissimi, chiamato canale di Youssef. Il nome della città deriva dal copto ‘’efiom’ che significa il mare o il lago.
Oltre alle piramidi che Santiago incontrerà a Giza, alcune piramidi si trovano anche a El Fayum e risalgono a più di 4500 anni fa.
Il viaggio si compie: le piramidi d’Egitto
E proprio nel luogo dove Santiago crede di aver trovato il tesoro, si rende conto che quello che stava cercando si celava nella sua Andalusia, al punto di partenza. Il tesoro era sempre stato vicino a lui! Ma tutto l’oro del mondo non è paragonabile ai sentieri, alle strade, ai meandri, ai vicoli ciechi che Santiago ha percorso viaggiando verso se stesso, mentre stava viaggiando verso la meta.
Questo fa emergere anche un altro aspetto del viaggio in senso generico, ossia la sua ciclicità: partenza, meta e ritorno. Ma anche la sua peculiarità: tra la partenza e il ritorno si concentrano la scoperta, la ricchezza, l’avventura l’esplorazione che portiamo indietro con noi. Ogni viaggio ha la capacità di arricchirci, indipendentemente da quello che troveremo tornando a casa. Solo una cosa rende impossibile un “viaggio”: la paura di “partire”!