Pensando all’Africa e all’Etiopia, la prima immagine che si plasma nella mente è quella dei safari, tra campi tendati, jeep ed animali mitici, che da bambini abbiamo osservato a bocca aperta nei documentari in tv. Ma ci sono regioni remote che conservano ancora la loro cultura, dove sopravvivono le tradizioni, tramandate di generazione in generazione. Come ad esempio il paese degli Hamar, incastonato tra le montagne, circondato da paludi e deserti. Questa popolazione convive con le altre, tra le quali i Karo (pastori), gli Erboré (agricoltori), i Borana ed i selvaggi Mursi, famosi per i loro piattelli labiali. In questo articolo entreremo in punta di piedi nel loro mondo.
Da Arbaminch a Chencha: i Guraghé, i Dorze e i Konso
Arbaminch è il più grande insediamento della regione dell’Omo settentrionale, dove si incontrano i villaggi dei Guraghé, allevatori ed agricoltori dediti alla coltivazione di banana. Nei villaggi ci sono anche fabbri, conciatori di pelle, vasai, scultori di legno e maghi.
I Dorze sono invece noti per le capanne a forma di proboscide di elefante. Coltivano quella che viene definita “falsa banana”, usando le radici per preparare il pane tradizionale, il Kotcho e per la tessere il cotone. Ogni sabato mattina è possibile visitare il loro mercato, a Chencha.
I Konso sono coltivatori e producono e colorano a mano stoffe usate dalle donne come gonne. Hanno sviluppato un sistema di terrazzamenti divenuti patrimonio Unesco, per contrastare l’erosione ed aumentare i raccolti. Altra caratteristica è quella di costruire i villaggi sulle colline recintandoli con mura alte due metri. Realizzano anche stele funerarie in legno, i “waka”, in onore degli antenati.
Continua il viaggio in Etiopia: Turmi
Turmi è invece il territorio degli Hamar, un popolo noto per le danze, le cerimonie di matrimonio e il “salto del toro”, che segna il passaggio dei giovani allo stato adulto. Le ragazze annunciano l’arrivo dei maz, i maschi hamar, suonando trombe.
Il giorno di mercato, dove si trovano perlopiù alimenti di uso quotidiano è il momento più importante della settimana e per l’occasione uomini e donne sfoggiano particolari acconciature, simbolo del loro status sociale.
I Karo
Korcho è abitato dalla tribù dei Karo, una popolazione che vive in capanne di forma circolare divise in due zone separate da un grande spiazzo centrale. I Karo hanno una corporatura atletica con un’altezza media di un metro e novanta!
La caratteristica di questa popolazione è la pittura corporale, una vera e propria forma d’arte, realizzata con calce bianca, minerali gialli e ferrosi polverizzati.
Altra peculiarità: le donne Karo si scarificano il petto per canoni estetici: la cute di una donna scarificata attrae gli uomini, mentre un uomo con il petto coperto da cicatrici ha ucciso un nemico o un animale pericoloso. Le scarificazioni sono realizzate con un coltello o con la lama di un rasoio e le ferite si coprono di cenere così da farle sembrare in rilievo.
Il Parco Nazionale Mago e i Mursi
Il Parco Nazionale Mago, tra savana aperta e foreste di acacie in Etiopia, è il territorio dei Mursi, discendenti da antiche popolazioni aborigene. Le donne sfoggiano i noti piattelli labiali, simbolo di bellezza, dischi di terracotta inseriti estraendo gli incisivi inferiori con uno scalpello. Questa pratica provoca difficoltà nel parlare, bere e mangiare. È un popolo di coltivatori e allevatori, bellicoso e rivale di ogni altro popolo omotico. I Mursi praticano uno “sport” detto donga, ossia lotta con bastoni.
Gli Ari occupano un territorio che va dal nord del Mago Park fino alle colline attorno a Jinka e le tradizioni mutano a seconda delle zone. In quelle più fertili coltivano mais, caffè, l’enset (falsa banana) e producono miele. Quelli che vivono sulle colline abitano in case affrescate con colori naturali.
L’Etiopia degli Erboré e dei Borana
Gli Erboré sono il risultato dell’unione di diverse etnie, dal momento che si celebrano matrimoni misti tra tribù, fatta eccezione per quella degli Hamar, i loro nemici. Le donne Erboré indossano gonne di pelle, portano lunghe e sottili trecce, perline, anelli in ferro alle caviglie.
I Borana sono pastori seminomadi noti per i loro “pozzi cantanti”, antichissimi e scavati a mano nella roccia. El Sod, letteralmente “casa del sale” viene chiamato buco nero. 150 metri di dislivello con al centro una pozza d’acqua salmastra densa e profonda fino a 5 metri dove i Borana si immergono per estrarre il loro ‘oro nero’, il sale.
Benvenuti nella Valle dell’Omo, benvenuti nell’anima del continente africano.